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La scuola delle mogli al Teatro Annibal Caro

Il Teatro Annibal Caro ospita domenica 10 febbraio (ore 21.15), su iniziativa del Comune con i Teatri di Civitanova e l’AMAT, lo spettacolo La scuola delle mogli di Molière nella traduzione di Cesare Garboli, interpretato e diretto dalla sapiente regia di Arturo Cirillo, in scena al fianco di Valentina Picello, Rosario Giglio, Marta Pizzigallo, Giacomo Vigentini, e prodotto da Marche Teatro, Teatro dell’Elfo e Teatro Stabile di Napoli.

La scuola delle mogli è una commedia sapiente e di sorprendente maturità – afferma Arturo Cirillo – vi si respira un’amarezza ed una modernità come solo negli ultimi testi Molière riuscirà a trovare. Vi è la gioia e il dolore della vita, il teatro comico e quello tragico, come in Shakespeare. Il tutto avviene in un piccolo mondo con pochi personaggi. M’immagino una scena che è una piazza, come in una città ideale, con la sua prospettiva, la sua geometria, ma dove dentro all’abitazione principale, vi è una lunga scala di ferro che porta ad una camera che è come una cella, una stanza delle torture, e un giardino che assomiglia anche ad una gabbia. L’azione avviene nello spazio tra questa casa ed un’altra, appartenenti entrambe al protagonista, il quale si fregia di un doppio nome e di una doppia identità, come doppia è la sua natura. Egli è uno spietato cinico ma anche un innamorato ossessivo, un indefesso fustigatore delle debolezze altrui come anche una fragilissima vittima del proprio gioco. Al centro una giovane donna cavia di un esperimento che solo una mente maschilista e misantropica poteva escogitare: è stata presa da bambina, orfana, e poi lasciata nell’ignoranza di tutto per poter essere la moglie ideale, vittima per non dire schiava, del futuro marito che la dominerà su tutti i piani, economici, culturali, psicologici. La natura, l’istinto, l’intelligenza del cuore renderanno però vano il piano penitenziale e aguzzino che si è tramato intorno a lei. Una commedia alla Plauto che nasconde uno dei testi più moderni, contraddittori ed inquieti sul desiderio e sull’amore. Dove si dice che la natura da maggiore felicità che non le regole sociali, che gli uomini si sono dati. Dove il cuore senza saperlo insegna molto di più di qualsiasi scuola. Dove Molière riesce a guardarsi senza pietismo, senza assolversi, ma anzi rappresentandosi come il più colpevole di tutti, il più spregevole (ma forse anche il più innamorato), riuscendo ancora una volta a farci ridere di noi stessi, delle nostre debolezze ed incompiutezze, della miseria di essere uomini”.

Le scene dello spettacolo sono di Dario Gessati, i costumi di Gianluca Falaschi, le luci di Camilla Piccioni e le musiche di Francesco De Melis, eseguite da Francesco De Melis (chitarra classica), Caterina Dionisi (pianoforte), Casco Maria Livio (computer), Lorenzo Masini (chitarra acustica) e Orlando Trotta Paik (clarinetto e percussioni).

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Published on: 5 Febbraio 2019

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